MA IL BIF&ST È A PROVA DI CALUNNIE
Molti colleghi giornalisti e tanti produttori che in passato hanno partecipato al Bif&st e che in questi giorni stanno frequentando con me il MIA, il Mercato internazionale audiovisivo di Roma, mi hanno espresso la loro più completa solidarietà e il loro sdegno per il nuovo, volgarissimo attacco al Bif&st apparso su un quotidiano di Bari e hanno preteso di poterlo leggere integralmente oltre alla mia replica ad un precedente attacco. Li accontento, soffocando un conato.
Il 10 ottobre scorso ho fatto pervenire al direttore della Gazzetta del Mezzogiorno questa mia lettera per diritto di replica a quanto pubblicato dal suo quotidiano a firma di un suo “cronista”, tal Scagliarini (a me ignoto, mai visto), che per anni si è prodigato, e ripetutamente, in attacchi gratuiti (e privi di qualunque fondamento) al festival di Bari da me diretto. L’ho sempre ignorato. Ma recentemente questo “cronista” ha pubblicato altre non-notizie e cifre inventate dopo la mia decisione di abbandonare la direzione del festival di Bari. Per rispondere alla mia lettera che ho scritto in 5 minuti costui ha impiegato molti giorni affastellando accuratamente le menzogne e le calunnie più grevi e scomposte indegne di un giornalista equiparando il Bif&st a una sagra del pesce o della cipolla rossa. Ma come e cosa scrive questo poveraccio, a rischio di querela? Al suo ex direttore Oscar Iarussi – al quale auguro buon lavoro, felice che mi sia subentrato alla guida del festival di Bari – raccomando amichevolmente di guardarsi le spalle da questo suo ex dipendente totalmente posseduto da livore, rabbia, invidia, malafede. Poiché non frequento e non pratico i social, di nessun tipo (ho avuto accesso una volta sola e sono subito fuggito), non ho altro mezzo per reagire se non quello di pubblicare sul sito del Bif&st questa mia lettera, e l’incredibile risposta del “cronista”. Eccole:
Gentile direttore Mazza, egregio collega,
leggo, divertito, l’arrampicata sugli specchi del Suo redattore Scagliarini (La Gazzetta del Mezzogiorno,9 ottobre) sempre a caccia di scoop. Peraltro, mai riusciti a proposito del Bif&st. Questa volta – ancora una volta: instancabile – costui s’inventa una lite, una rissa addirittura, fra la Regione Puglia e me circa la cessione dei marchi che contraddistinguono il festival di Bari che da finissimo antropologo culturale egli definisce “una sagra” (nessuno ricorda di averlo mai visto frequentare il Bif&st). E riporta a sproposito – ancora una volta: inesorabile – cifre inventate e trattative mai avvenute. Da quando sono “uscito di scena” nella giornata finale del festival, il 23 marzo scorso, non ho mai più avuto consultazioni di sorta o scambio di mail né con la Regione né con l’Apulia Film Commission (AFC) la cui presidente, correttamente solo dopo la delibera di Giunta dell’8 ottobre, mi ha comunicato il 9 la proposta di cedere i marchi alla Regione che ha fissato di propria iniziativa il valore ad essi attribuiti, senza che io abbia mai avanzato richieste o cifre. Proposta che ho accolto senza esitazioni per garantire la continuità del Bif&st ora affidato al Suo predecessore alla testa della Gazzetta Oscar Iarussi cui mi legano un’antica amicizia e una felice collaborazione fin dai tempi in cui dirigevo la Mostra del cinema di Venezia. Da giornalista sono abituato a pubblicare notizie risalendo alla fonte per la loro verifica, come hanno fatto i cronisti degli altri quotidiani pugliesi che nello stesso giorno hanno dato “buca”, come si dice nel nostro gergo, al Suo cronista. Il quale – se avesse consultato il presidente Emiliano, la presidente dell’AFC Annamaria Tosto e perfino me – avrebbe avuto la possibilità di verificare l’assoluta infondatezza di quanto da lui scritto e da Lei pubblicato. Lo tenga d’occhio, caro direttore, il nostro è un mestiere delicato che si fonda sui fatti e non sulle fake news degli odiatori da tastiera della palude social. La sola ragione per cui mi dolgo di non dovermi più occupare del Bif&st è non potermi più divertire a leggere Scagliarini.
La saluto cordialmente, Felice Laudadio (evspett@gmail.com – www.felicelaudadio.it)
Le pere cotte, il pesce fritto, le cipolle rosse e sua zia: gli argomenti di un poveretto che ha scambiato il Bif&st per una sagra gastronomica. Ecco la sua “risposta”:
Egregio Laudadio, devo confermare tutto quello che ho scritto (compresi i contenuti della mail al Comune di Bari), ed essendo ancora una volta sfuggito al controllo del direttore devo anche aggiungere qualche considerazione. Non occupandomi di sceneggiature, non avendo parte in associazioni culturali finanziate da enti pubblici, non avendo bisogno di organizzare convegni su cinema e pere cotte o di farmi invitare tutto pagato una settimana a Bari ho una idea diversa rispetto a quella prevalente nel circoletto della cultura. E dunque, ad esempio, osservo che abbiamo usato per anni fondi pubblici per un presunto “festival” (contento?) che non ha mai dato una vera anteprima, che annuncia i vincitori prima dell’inizio (ripenso al video che le mandò Nanni Moretti dandole “buca”, lui sì, alla premiazione) e comunque fa meno presenze della sagra del polpo di Mola di Bari e della sagra della Cipolla Rossa di Acquaviva, appuntamenti che non hanno un milione di euro di fondi pubblici e a cui nessuno avrebbe consentito di registrare il marchio. Che siano 70, 90 o 120mila euro tutto sommato è irrilevante: sono sempre soldi pubblici spesi in maniera secondo me discutibile, e sa perché? Perché ho chiesto a mia zia, che notoriamente non ha perso una serata della sagra (ops!): mi ha garantito che continuerebbe ad andarci (sempre con i biglietti gratis, si intende) anche se si chiamasse festival del cinema di Madonnella. Però, caro Laudadio, mi permetta di continuare a divertirla. Se le trattative – come dice – non sono mai avvenute (l’ultimatum della Regione è contenuto nero su bianco nella delibera di giunta), allora faccia il bel gesto di regalare il marchio Bifest alla collettività e io le prometto che non la chiamerò più sagra. Cineforum le può andare bene? (m.s.)
Nella foto in home page: i registi Premi Oscar Costa-Gavras, Alan Parker e Jean-Jacques Annaud con Ettore Scola e Felice Laudadio al Bif&st 2015 (foto di Giovanna Sodano).